IL LIBRO CHE DISTRUSSE TUTTI I LIBRI
La serata del 25 marzo è stata all’insegna della cultura teatrale e del mondo tedesco per i ragazzi della 5 B del liceo linguistico e per i loro docenti accompagnatori.
Il Teatro Carignano di Torino ha proposto uno spettacolo interpretato da Stefano Massini, tratto dall’omonimo libro del dittatore tedesco Adolf Hitler: Mein Kampf, “il libro che distrusse tutti gli altri libri”.
L’impostazione dello spettacolo era piuttosto semplice: l’attore camminava su un grande foglio bianco posto al centro del palco, riempiendolo metaforicamente (e anche fisicamente) con le barbarie e la ferocia intellettuale del gerarca.
L’utilizzo del monologo che ripercorreva la vita di Hitler dall’infanzia fino all’età matura ha permesso al pubblico di percepire e analizzare l’evoluzione del processo logico del dittatore e come sia giunto a determinate conclusioni.
Gli oggetti di scena erano pochi ma significativi: un abito caratterizzato da cappotto e copricapo, accompagnati da una valigetta, oltre a dei libri e delle schegge di vetro.
Tali oggetti contrassegnavano le tre fasi precedenti all’ascesa al potere. I primi elementi utilizzati potrebbero avere una duplice interpretazione: la persecuzione antisemita o il percorso verso una nuova vita, non più a Vienna, bensì a Monaco di Baviera.
I libri rappresentavano il potere culturale che esercitavano sulla massa, prendendo in esempio Erich Kästner, “l’autore che vide bruciare un milione di libri”. È necessario ricordare come il 10 maggio del 1933 ebbe luogo la tragica Bücherverbrennung, l’empio rogo dei libri, forte simbolo dell’intolleranza ideologica del Nazionalsocialismo.
L’ultimo oggetto che i ragazzi hanno visto cadere sono stati svariati frammenti di vetro, caduti a terra nel momento in cui “Hitler” abbandonava la teca in cui si era confinato, dando così inizio al suo ingresso nella scena politica. Da quel momento iniziò a partecipare in modo attivo al Partito Tedesco dei Lavoratori, ottenendo grande consenso grazie alla sua innegabile abilità retorica, necessaria qualità per un leader.
Tuttavia, ciò che ha veramente lasciato il segno è stata la magistrale interpretazione di Stefano Massini, il quale, oltre a narrare il pensiero hitleriano, ha affrontato e mostrato la fragilità psicologica di un uomo instabile, che traspariva dai suoi stessi scritti.
Nella prima parte come un ritornello perseguita un giovane Hitler:”non voglio fare l’impiegato”, e il concetto del non voler vivere per “la quota fissa”, un segno che, fin da allora egli non ambiva a condurre una vita ordinaria, bensì diventare qualcuno, diventare una guida per tutti gli individui che osservava nel suo periodo a Vienna.
La volontà di emergere ad ogni costo e l’ambizione erano palpabili, o come avrebbe detto Machiavelli, utilizzando tutti i mezzi necessari, pur di non rimanere intrappolato nella banalità di Braunau am Inn, il suo paese natale.
Lo spettacolo si è concluso con diversi minuti di applausi scroscianti meritati, e con un pubblico profondamente toccato, che si è congedato con una più profonda conoscenza non solo del dittatore, ma dell’uomo dietro quei 12 anni di distruzione e miseria della storia tedesca tra il 1933 e il 1945, che hanno segnato per sempre la storia europea e influenzano ancora oggi il nostro presente.
AUTORI: Daniele Bovo e Aurelia Anselmino
DATA: 13/04/2025