L’arte della bellezza

Un percorso artistico–filosofico verso la scoperta del Bello
Spesso ci capita di usare la parola “bello”, sia per definire un oggetto, che per descrivere una persona,
un paesaggio o una situazione, eppure è raro interrogarsi su cosa voglia dire di preciso questo termine.
In un breve percorso tenuto dal professore di filosofia, Andrea Ferrara, e dalla professoressa di arte,
Stefania De Vita, ci siamo chiesti che cosa sia la Bellezza e abbiamo provato a dare delle risposte
quanto più esaustive a questa domanda.
Ognuno di noi aveva delle idee differenti, ma grazie ad alcuni spunti di riflessione forniti dai
professori siamo giunti ad alcune conclusioni.
La prima è che ciò che è considerato “bello” cambia in base alla cultura e al periodo storico di
riferimento. Per esempio, nell’antica Grecia era ampiamente diffuso il pensiero “kalos kai agathos“,
secondo il quale la bellezza esteriore di un individuo è l’esternalizzazione della sua bellezza interiore,
ma attualmente questa visione della Bellezza non è più condivisa in modo unitario, sebbene influenzi
ancora il nostro pensiero.
La seconda conclusione è che la definizione di Bellezza è soggettiva, oltre ad essere condizionata da
fattori esterni. Tutti abbiamo concezioni di Bellezza differenti, poiché percepiamo ciò che ci circonda
diversamente gli uni dagli altri, in primis partendo dai cinque sensi. La vista, in particolare, è il
primo contatto che abbiamo con il mondo, per questo quando si parla di Bellezza ci si riferisce
soprattutto a quella visiva, ma un concetto così vasto tocca ampiamente anche gli altri sensi. Una
canzone può essere bella tanto quanto un quadro, così come lo può essere una poesia, un profumo o un
pensiero. Il motivo per cui pare che sia l’aspetto esteriore a conferire Bellezza ad un oggetto o a una
persona è che la forma delle cose rappresenta anche il nostro limite nel comprenderle appieno. Alcuni
filosofi e artisti hanno cercato di dare delle definizioni o delle regole per stabilire cosa sia bello: per
esempio, il Canone di Policleto ha fornito degli standard di bellezza che hanno una certa rilevanza
ancora oggi. È bello ciò che è proporzionato e armonioso, certo, perché ci dà un senso di pienezza, ma
sarebbe riduttivo limitare la Bellezza a questo.
Creare qualcosa, cioè fare arte, è un bisogno primario e primordiale dell’uomo, che da sempre lascia
segni della sua presenza indipendentemente da dove si trovi. Pertanto c’è Bellezza, come c’è arte, anche
nel disordine, fintanto che questo bisogno venga soddisfatto.
Questo ci porta al terzo e più importante punto, cioè il ruolo della Bellezza in funzione dell’arte e lo
scopo di quest’ultima. L’arte racchiude spesso dei significati, dei messaggi talvolta nascosti, oppure
fornisce delle rappresentazioni che possono essere spunto di riflessione, ma il suo vero scopo è quello di
farci andare oltre. Si può dire che la Bellezza sia il ponte che collega il mondo sensibile e reale con
quello ideale. Secondo il pensiero di Platone, infatti, la Bellezza è connessa con l’Amore, e conduce
l’anima alle idee, forse è per questo che chi amiamo ci appare irrimediabilmente bello. È l’amore per
la Bellezza, in quanto “follia divina“, come pensava Platone, che ci fa perdere il senno e ci conduce alla Bellezza stessa.
Questo progetto è stato estremamente interessante, infatti è stato caratterizzato da un’alta
partecipazione e da un interessamento generale, che hanno reso le ore adibite agli incontri davvero
piacevoli. Siamo tutti diventati un po’ filosofi, cercando di articolare il nostro pensiero sul senso del
Bello tramite dialoghi, dibattiti e riflessioni personali e, così facendo, abbiamo generato noi stessi
Bellezza.
Sabrina Lo Faro, 3B